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Ma il potere miope e visionario che ora comanda negli Usa non potrà fermare il mondo.

La pace promessa in campagna elettorale da Trump per il Medioriente e l’Ucraina, una pace lampo imposta dalla forza della sua amministrazione, rimane lontana.

La pace promessa in campagna elettorale da Trump per il Medioriente e l’Ucraina, una pace lampo imposta dalla forza della sua amministrazione, rimane lontana. Tuttavia, la complessità di entrambi gli scenari, dove le latitudini, la storia e le ragioni dei popoli non potrebbero essere più diverse, proprio grazie a Trump trovano un punto di contatto. E non è una bella notizia. Le soluzioni da lui proposte, infatti, non passano dalla ricerca di una pace duratura, ponendo fine alla sofferenza dei popoli, tenendo conto del contesto, nella visione di un equilibrio generale. Le soluzioni di Trump passano dagli affari.

L’obiettivo di porre fine alla guerra, sia in Medioriente, sia in Ucraina è dettato, senza alcuno scrupolo, dai vantaggi economici e finanziari per gli americani (Quali? Chi?), come accadrebbe in qualsiasi transazione commerciale. L’America di Trump si pone dalla parte della ricchezza e a fianco dei più forti, che nei casi indicati sono Netanyahu e Putin, benchè considerati entrambi «pregiudicati» dalla Corte di giustizia internazionale per i crimini di guerra commessi. Non ci sono schermi. Non della politica, non della diplomazia: il businessmanche tratta, si propone forte del suo pavido consiglio di amministrazione, che non è un consiglio di governo, dove i ministri almeno avrebbero un opinione.

Ecco allora che l’allucinante prospettiva disegnata per Gaza nel video postato sui social dal presidente degli Stati uniti d’America, diventa il rendering di una grossa società immobiliare, che non ritiene di investire soldi inutili nel videomaking, perché considera il progetto già venduto. (Inciso: i palestinesi, ma anche gli israeliani nel giorno comune di lutto in cui superficialmente il video è stato diffuso, non lo hanno neanche commentato). E lo psicodramma in diretta mondiale, girato nello studio ovale della Casa Bianca, mostrava gli analoghi limiti della regia televisiva, espressa in una trama grossolana con testi abborracciati, perché lo scopo era semplicemente quello di incoronare il re dei re. Al centro della scena doveva esserci il potere terrifico di Trump e la paura, di contorno, il «sabba» delirante intorno al rogo del colpevole, condannato senza giustizia. Un messaggio che non cerca sottintesi, diretto. Per gli amici e i nemici, per i suoi followers e per gli antagonisti, per i politici e per gli economisti, per l’Europa e per i grandi players mondiali.

Tra loro, Putin - vedremo cosa succederà a Xi Jingping - della stessa pasta di Trump, intanto assolto, in quanto «innocente di ogni colpa, vittima piuttosto di una caccia alle streghe cominciata da Obama e proseguita da Biden». Il trionfo della realtà trasformata in bugia e per gli ex presidenti americani, insulti senza ritegno. Eppure, nella brutalità della visione offerta al pubblico: la solitudine onorevole di Zelensky, ancora apprezzato dal suo popolo, e il crepitio come di mitraglia di minacce insulti e ricatti - mentre la mente di ciascuno davanti al video annaspava nello sconcerto - ci si è aggrappati ad una domanda: può essere che la situazione sia sfuggita di mano? Che lo show sia andato oltre le intenzioni? Sbagliato. Bastava riascoltare le ultime parole di Trump, prima che cacciasse malamente il suo ospite: «Abbiamo realizzato un ottimo pezzo di TV!».

A che cosa stiamo assistendo allora? Qual è la strategia dietro questi esempi miserabili, oltre che scadenti di una politica senza politica? Certo, è oramai palese il disegno della 47esima amministrazione americana, che sostiene i fondamentalismi di stampo nazista e fascista, da espandere nelle nostre società impoverite e in crisi di valori. (Probabilmente non solo nelle nostre) È chiara anche la tattica utilizzata: abuso dell’intelligenza artificiale, che costruisce false realtà, che sceglie con cura i guru che la predicano e così i giornalisti in vendita e i politicanti falliti, oltre alle imprese di comodo. In pratica, si prosegue nelle logiche e con gli strumenti della propaganda di sempre, a beneficio intanto dei regimi, aggiornata alla realtà globale 4.0.

Ma la spinte a destra della destra, fortemente sostenuta dalle risorse pubbliche e private degli americani, nella peggiore delle ipotesi, pur nelle accelerazioni che ci bombardano, non si declineranno sui tempi corti di Trump e della sua anagrafe. Anche la linea smisuratamente aggressiva contro gli immigrati, condannati al disperato errare nel caos geopolitico che si accentua, non riuscirà a mascherare all’infinito, l’inettitudine e l’arroganza del suo potere che appare miope, più che visionario. I conti arriveranno alla verifica. Contro, non si governa e ancor meno contro tutti. Non è accaduto in alcuna epoca, dal medioevo agli assolutismi settecenteschi, fino alle dittature moderne. I regimi collassano. Certo, nel mondo distopico descritto dalla letteratura di Orwell o di Philip Dick e perfino di Tolkien si immaginano mondi paralleli dispotici, partiti unici al comando, un grande occhio che controlla. Ma se i giganti americani dell’I-tech hanno fatto il salto della quaglia per cavalcare l’universo sregolato, promesso da Trump, non è affatto detto che l’intero mondo della scienza si metta in ginocchio.

E anche contro l’accelerazione minacciosa dei cambiamenti climatici, invece irrilevanti per Trump, si costruiranno sistemi sempre più moderni e intelligenti per proseguire il cammino degli uomini, senza paura. Con buona pace della coppia d’oro, Trump e Musk, che denigrano e deumanizzano chiunque non si sottometta al loro potere, si può ancora evitare che si aprano pagine terrificanti di storia. La mediazione che a loro non appartiene, da questa parte dell’Atlantico saprà trovare gli interpreti giusti, a cominciare, magari, dal nuovo cancelliere tedesco, Merz. Anche in America, peraltro, il disorientamento un po’ alla volta sta cedendo il passo alla reazione. Sono passati solo quaranta giorni dall’insediamento di Trump, non sembra vero! Servirà più politica europea, che dovrà scalare le sue divisioni marcate e fare scelte coraggiose, servirà una società civile più coesa. Continuerà la lotta contro le diseguaglianze economiche e quelle di genere, puntando sulla la forza della vita, che non impara a diventare femmina. Chi può dovrà inoltre tagliare i lacci delle differenze geografiche e attenuare i dislivelli culturali. Ci auguriamo che il mondo americano possa tornare alleato, senza dover sperare nelle elezioni di medio termine. Non sono però più rinviabili le riflessioni imposte dal momento, così come le scelte senza ricatti contro l’orrore delle guerre in corso. I principi, che hanno un costo, presentano il conto.

Pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno del 3 marzo 2025

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